Vocabolario dinamico dell'Italiano Moderno

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L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

266905
Sgarbi, Vittorio 21 occorrenze
  • 2012
  • Grandi Passaggi Bompiani
  • Milano
  • critica d'arte
  • UNIFI
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L'arte è contemporanea. Ovvero l'arte di vedere l'arte

Continuando lungo l’Italia vi sono state altre sedi che, per se stesse, erano padiglioni o luoghi deputati della Biennale. Mi riferisco in

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, che era fuori servizio da oltre dieci anni, e lei mi dice: “Fanfani chi?” Perché quando lui cessò la sua attività politica, lei aveva dieci anni

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, venticinque. Ora mi pare che queste siano delle grandi mancanze, delle grandi assenze dei nostri giorni. Per esempio io, non per vantarmi, insieme a

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lui stesso pittore. Mi ricordo che quando questo mio amico la portò, diciottenne, a Trieste da Praga, era straordinaria. Sennonché, anche lei

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con l’andare del tempo, mentre io scrivevo d’arte per varie riviste, Guttuso mi ha detto: “Ma come mai non mi citi mai?” E io gli ho risposto: “Mi

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, che mi aveva indirizzato a vedere quel pittore che per lui insieme a Klee, Bonnard, Picasso e pochi altri rappresentava i fari, i presìdi dell’arte

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Procedendo con gli anni, e forte degli insegnamenti di Arcangeli, mi sono a tal punto occupato di arte contemporanea da aver dato nome a una Piero

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trattasse di un film, ossia di una rappresentazione. Poi mi resi conto che era la realtà. Noi eravamo a casa nostra, a non più di dieci ore di volo, a

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scandalizzi il fatto che van Gogh costi più di Raffaello. Io non mi scandalizzo, e non perché reputi Raffaello meno grande di van Gogh, ma perché so che è così

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ama l’arte contemporanea. In realtà, non amo quello che non mi sembra degno di essere né contemporaneo né antico: le “croste” ci sono fra gli artisti

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Bernardo Bertolucci, a Ermanno Olmi, a Giuseppe Tornatore, a Guido Ceronetti, a Elanif Kureishi, a Edoardo Nesi, se mi segnalassero un film o uno

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d’arte contemporanea, identici a infermerie. E questo lo spirito che mi ha consentito con l’integrazione dei Padiglioni regionali, delle Accademie

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accompagnatori né stimoli barilliani. Forse mi incuriosì il titolo della mostra, che in seguito avrei ripreso e plagiato: La ricerca dell’identità. Il

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fotografi autoproclamatisi artisti anche attraverso un uso arbitrario della fotografia. López García mi poneva davanti alla sfida propria della grande arte

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”, straordinariamente evocative come certe forme di “non-espressione” o di “anti-espressione” perseguite in pittura dagli anni Cinquanta in poi. Mi riferisco

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anche trent’anni. Mi riferisco all’Arte Povera, ma anche, ormai, alla Transavanguardia. Dopo il 1970, in questo lungo momento di decadimento senza

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Che senso ha avuto il collegamento tra la Biennale, di cui mi è stata affidata la direzione, e i luoghi espositivi coinvolti? Intanto sono partito da

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Quello che mi colpì quando una notte andai al Leoncavallo fu che quel centro sociale era un luogo di produzione di idee e di visioni, tanto che

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dove la trasgressione ha conquistato con una decisione autonoma quei muri, e li ha fatti propri. Ecco, quello che mi colpì al Leoncavallo fu la

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La vicenda del Leoncavallo è stata la scintilla che mi ha fatto pensare che la Biennale dovesse essere composta non solo del Padiglione veneziano

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luoghi - evitando di segnalare i musei di arte contemporanea già noti - che avessero un carattere come “di improvviso”. Mi sembra che il caso di

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